Scegliere la badante è sempre molto complicato. In primis, perchè spesso si fa riferimento a questa figura quando si è con l’acqua alla gola, ovvero quando il proprio caro necessita di assistenza immediata in quanto ha perso la propria autosufficienza. Dunque, si sceglie e si valuta in fretta, sotto una condizione di stress.
Scegliere una badante, tuttavia, è difficile in senso stretto, in quanto presuppone una valutazione di competenze non solo tecniche, che magari prevedono il “saper fare”, ma anche umane. Si tratta di proiettare sul lungo periodo i pochi segnali che possono essere colti durante l’incontro con l’aspirante badante, di immaginare con largo anticipo il rapporto tra assistito e badante.
Ecco che spesso si taglia la testa al toro e si procede con uno dei metodi più antichi del mondo: il passaparola. In genere, almeno per altri genere di servizi, funziona.
Funziona anche in questo caso? La risposta purtroppo è negativa, ecco perché.
4 motivi per cui il passaparola non funziona
Il motivo principale per cui il passaparola non funziona è che mostra la corda anche nella migliore delle ipotesi, ovvero qualora la badante proposta dall’amico o dal parente di turno sia effettivamente competente e in gamba. Ciò accade perché le competenze delle badanti sono spesso ben differenziate, e corrispondono a uno specifico profilo di assistito. Dunque, una badante può erogare un servizio eccellente a un tipo di anziano, e un servizio pessimo a un altro tipo.
Alla luce di ciò, si dovrebbe fare riferimento alle organizzazioni specializzate nell’assistenza anziani, che fungono da collettore per competenze diverse, e possono indirizzare chi è alla ricerca di una badante verso la professionista più compatibile con le sue esigenze specifiche.
Tornando ai motivi per cui il passaparola non è mai un buon metodo, è bene citare la fallacia dei criteri. Quando un amico propone un professionista, in genere si fa trasportare da elementi che hanno a che vedere poco con le effettive competenze e molto con dinamiche di tipo emotivo/affettivo. Accade spesso, e in parecchi ambiti, quando le referenze sono gestite in maniera non professionale, come nelle situazioni informali.
Un altro motivo consiste nella difficoltà a dire di no. Rifiutare una badante gentilmente proposta da un amico o un parente potrebbe significare fargli uno sgarbo, causare attriti e tensioni. Sicché, si finisce con compiere le scelte sbagliate. Infine, la totale assenza di competenze tecniche in chi propone. Il discorso è sempre quello: la badante è una professione come le altre, dunque richiede skill specifiche, che sono sia tecniche che umane. Anzi, soprattutto umane.
I rischi di scegliere male la badante
Chi si affida al passaparola per scegliere la badante ha la sensazione di risparmiare tempo e fatica. In effetti, la fase di ricerca, selezione e valutazione è molto più agevole. Peccato che sia anche più fallace, e per tutti i motivi che abbiamo appena descritto. Ma cosa succede se si sceglie “male” la badante? Beh, il rischio più grande è di compromettere il tenore di vita dell’anziano, dal punto di vista materiale ed emotivo. Una eventualità incresciosa, a volte straziante (a seconda dell’inadeguatezza della badante).
Una badante non all’altezza non riuscirà a far fronte alle molteplici esigenze dell’anziano, causandogli disagi e fastidi di ogni genere. Se invece pecca di qualità umane, l’anziano proverà delle vere e proprie sofferenze emotive, che se possibile rappresentano un’eventualità ancora peggiore. Anche perché, è bene ricordarlo, nella stragrande maggioranza dei casi, il badante è a contatto con l’anziano per ventiquattr’ore su ventiquattro.
Da qui la necessità di profondere attenzione nella scelta della badante, in modo da scegliere una volta sola… E bene.